Santa Fiora è l’anima della Maremma toscana. Da questa cittadina sulla cima di un’alta collina scorre la sorgente del fiume Fiora, che si srotola a zig zag attraverso il territorio, portando l’acqua fino a Grosseto.
Grazie al notevole approvvigionamento di acqua, Santa Fiora è lussureggiante anche negli inverni più rigidi. Anche il nome della città richiama nella sua bellezza lo spirito vitale, tratto com’è da quello di Flora, la dea romana della primavera. Secondo i libri di storia, Santa Fiora è stata fondata dagli Aldobrandeschi alla fine dell’XI secolo. Ma i locali sono ciacciai, termine dialettale per ‘cantastorie’, e raccontano una diversa storia dei popoli teutoni che vennero prima di loro. In cerca di pascoli fertili, i Teutoni si stabilirono a Santa Fiora e costruirono le loro case lontano nella campagna.
Ma dopo numerosi attacchi da parte di feroci tribù di Goti, i Teutoni si ritirarono dietro solide mura e fondarono Santa Fiora. Oggi la maggior parte delle case e delle chiese di Santa Fiora sono costruiti da una roccia maculata chiamata peperino. Santa Fiora potrebbe affondare come una Venezia dei monti, se non fosse per questa roccia, che aspira l’acqua in eccesso dal fiume come una spugna e sostiene l’abitato. Il paese e la tradizione sono tutto per i Santafioresi di oggi. Una delle più fiere istituzioni di Santa Fiora è il suo Coro dei Minatori, un coro locale che ha conquistato un successo internazionale ed ha anche gareggiato al noto Festival della canzone italiana di Sanremo.
Ufficio Turistico: piazza Garibaldi ( 0564 977142)
DA VEDERE
Per visitare Santa Fiora iniziate da piazza Garibaldi, soprannominata “salotto dell’Amiata” per i suoi panorami incredibili. Se la piazza è il salotto della città, la magnifica torre dell’Orologio in pietra, risalente al XVII secolo, è il suo pezzo forte. Accanto, in piazza Garibaldi, la porta del Palazzo è tutto ciò che rimane della fortezza degli Aldobrandeschi del X secolo. Tutti i migliori negozi e ristoranti di Santa Fiora sono qui. Lasciando il lusso a Castel del Piano, il Santafioresi preferiscono le cene abbondanti di un’osteria, dove la pasta fatta in casa è servita direttamente dalla pentola, seguita da carne arrosto per chi vuole anche il secondo. La pieve delle SS . Flora e Lucilla in piazza Arcipretura, risalente al XII secolo, è comunemente considerata come la più imponente chiesa di Santa Fiora. All’interno si trova una collezione di tondi in terracotta di Andrea della Robbia datati 1465-1490. I della Robbia erano alcuni degli scultori più celebri d’Italia, e la Madonna della Cintola e santi è considerato uno dei loro capolavori, recante quei magnifici colori che sono la “firma” della famiglia, ossia il verde e il blu brillanti. All’epoca, per gli abitanti illetterati di Santa Fiora, l’opera era servita come una vera e propria Bibbia. Ogni dettaglio, infatti, era simbolico. Ad esempio, le mele simboleggiavano la famiglia governante degli Sforza, le castagne alludevano al territorio montano e i cetrioli simboleggiavano il peccato. Dopo la morte di Andrea e Luca della Robbia, la nota famiglia di ceramisti perse la sua notorietà.
Più in basso in piazza Carducci vi è la Chiesa e Convento delle Clarisse. L’enorme monastero è stato chiuso dopo la morte delle sue ultime due suore nel 1991. Secondo il folklore locale il convento prese il nome dalla prima monaca, figlia dell’artista che scolpì lo spartano crocifisso del XIV secolo ancora oggi visibile. È più probabile, tuttavia, che Clarissa fosse la moglie del conte Sforza, a cui fu ordinato di costruire tre conventi per garantire il suo divorzio nel XV secolo. Uscendo dalla piazza ci si imbatte nella vista spettacolare del Sasso di Petorsola, una formazione rocciosa presso cui, secondo la leggenda, viveva una strega che usava fare nodi nei capelli dei bambini mentre dormivano.
Seguite la via attraverso gli archi fino alla grande piscina di pietra, la vecchia sorgente del fiume Fiora. Nel Medioevo, sporcare questa piscina vi sarebbe costato una giornata alla gogna. Accanto, la Chiesa della Madonna delle Nevi è una vera curiosità. I Santafioresi la chiamano “la chiesa della Piscina” perché il fiume Fiora scorre visibilmente sotto il suo pavimento di vetro. Si ritiene che il fiume fosse stato accessibile dall’interno della chiesa nel XVII secolo, permettendo ai frati agostiniani di somministrare il battesimo nelle sue acque. Accanto, la Peschiera (sabato, domenica e festivi: 10:00-06:00; 0564 977142;€1) fu costruita dagli Sforza come un giardino rinascimentale. Da qui si può vedere l’antica sorgente del fiume, con annesso un allevamento di trote. Oggi questi pesci marroni e neri sono una specie rara e gli esemplari rimasti, di grandi dimensioni, sono alimentati dalle massaie locali che gettano loro gli avanzi di pane dalle mura.
Visita guidata delle sorgenti dell’Acquedotto
(3 ore; maggio-settembre o su richiesta; 0564 977142)
L’Acquedotto del Fiora è alimentato da una miscela di acqua piovana e neve fusa che si raccoglie nelle sorgenti dell’Acquedotto prima di giungere in moltissime case toscane. Se siete curiosi di vedere dove inizia, usufruite della visita guidata. Si inizia con una passeggiata attraverso Santa Fiora e le sue principali attrazioni e musei, prima di fermarsi presso l’acquedotto. Verrete quindi guidati attraverso un lungo tunnel per vedere la fonte, una cascata sotterranea. Le prenotazioni devono essere effettuate almeno due settimane prima.
Museo delle Miniere di Mercurio del monte Amiata
(Piazza Garibaldi; estate: aperto tutti i giorni/inverno: sabato e domenica; 0564 977142; €3)
Questo affascinante museo è dedicato alla miniere del monte Amiata del XIX e XX secolo. Il piano terra dispone di strumenti donati da maestranze locali e comprende lampade originali ad olio, elmetti, utensili di foratura e maschere antigas. Una vecchia cantina è stata trasformata nella convincente replica di una miniera, e potrete assistere anche alladimostrazione di come si estraeva il cinabro (minerale da cui era tratto il mercurio). Al secondo piano c’è una raccolta esaustiva di minerali trovati sul monte Amiata tra cui alcuni rari esemplari di quarzo. Vi sono esposti anche un piccolo set di mazze, asce e zappe in corno che risalgono al III secolo a. C.